Il Palazzo
Il complesso architettonico di Palazzo Vernazza-Castromediano è tra gli edifici più antichi del centro storico di Lecce. La sua struttura originaria è datata tra la fine del XV sec e inizio XVI.
Il complesso architettonico di Palazzo Vernazza-Castromediano è tra gli edifici più antichi del centro storico di Lecce. La sua struttura originaria è datata tra la fine del XV sec e inizio XVI.
Palazzo Vernazza Castromediano – dal nome alle famiglie nobiliari che lo costruirono – è uno dei più antichi di Lecce ( sec. XV-XVI d. C.), Non risultano fonti documentarie che indicano l’anno esatto di costruzione o i nomi dei progettisti, come per la gran parte degli edifici civili del Rinascimento leccese, ma il torrione di avvistamento (denominata anche la Torre Signorile) è riconducibile al tardo Quattrocento. La Torre, alta circa 20 metri ed estesa su tre piani, è il nucleo originario dell’edificio da cui nei secoli si è sviluppato quello che è uno dei massimi esempi di abitazione fortificata leccese, caratterizzato da una raffinata eleganza che ancora cattura lo sguardo di chi accede nel cortiletto dopo aver superato l’arco del civico 8 di Vico Vernazza.
Affacciato su Piazza Pellegrino, il complesso monumentale è caratterizzato da una sobria facciata in pietra leccese, su cui domina l’originale articolazione delle finestre ( rette e centinate) e delle porte, ingentilita dal movimento dei preziosi elementi decorativi e architettonici, risalenti ad epoche differenti, che narrano la lunga storia di questo palazzo progressivamente ampliato e arricchito dalle varie famiglie nobili che lo hanno abitato nel corso dei secoli, fino all’abbandono avvenuto nei primi anni Settanta del Novecento.
Grazie ad un importante intervento di ristrutturazione, finanziato dallo Stato nell’ambito della legge sul Barocco Leccese e durato sette anni, nel 2011 questo splendido spazio è stato restituito alla comunità.
Durante i lavori di restauro, gli archeologi dell’Università del Salento, sotto la direzione del Prof. Francesco D’Andria, hanno condotto una serie d’indagini archeologiche nelle fondamenta di Palazzo Vernazza riportando alla luce i tesori che hanno restituito l’importante narrazione di oltre duemila anni di frequentazione del luogo.
Gli scavi stratigrafici, effettuati sotto il livello del pavimento ottocentesco, hanno svelato le pagine di una storia iniziata durante l’Età del Ferro ( IX -VII sec. A.C) e consolidatesi nel IV-III sec. con i Messapi. In particolare, in Età Romana tutta l’area subì importanti interventi di urbanizzazione: l’epoca Augustea (I sec. a.C. – I sec. d.C.) segna il momento di maggior sviluppo di Lupiae con la costruzione di grandi edifici pubblici ( Teatro, Anfiteatro e Terme Pubbliche) e il Santuario dedicato ad Iside e il Purgatorium, i cui resti sono stati in arte portati alla luce nel livello sottorraneo, rientra nella struttura del nucleo urbano dell’antica città.
Durante il Medioevo gli scavi archeologici hanno poi documenatato la presenza di attività agricole (metà XII-XIV sec d.C.) Alla fine di quest’epoca risale la costruzione della Torre Signorile del Palazzo e di due antiche cisterne olearie scavate nella roccia che hanno restituito preziosi reperti che hanno permesso agli studiosi di ricostruire la vita quotidiana delle famiglie nobiliari Lecce nei secoli. Ad esempio, nelle cisterne sono stati ritrovati numerosi servizi da tavola in maiolica dei secoli XVI e XVII con gli stemmi patronali, soprammobili, statuine in terracotta, interessanti oggetti in metallo, particolarmente legati alla vita domestica e numerosi reperti zoologici. Particolarmente rilevante tra i vari manufatti preziosi – che costituiscono la prova degli interessi culturali della nobiltà leccese del Cinquecento ed i suoi collegamenti con le corti d’Italia – la placchetta di Apollo e Marsia, che riproduce il celebre Sigillo di Nerone, della collezione di Lorenzo de’ Medici.
Nell’ambito del progetto “Lecce Sotterranea”, gli archeologi hanno portato alla luce i resti di un Santuario dedicato alla Dea Iside e Serapide (I sec. a.C. – I sec. d.C.) con annesso Purgatorium, la vasca rituale in cui i devoti si immergevano per ottenere un simbolico battesimo “con le acque del Nilo” per la purificazione del corpo e dello spirito, prima di accedere ai sacri misteri.
La scoperta è di grandissima importanza: in Italia meridionale i templi dedicati al culto isiaco sono solo due – a Pompei e Benevento – e la presenza di questo santuario era stata ipotizzata solo sulla base di alcuni documenti che accennavano a mercanti che si recavano all’antica Lupiae per portare un dono alla divinità orientale, venerata anche dai Romani dopo la conquista dell’Egitto.
Infatti, tra i vari reperti di valore rinvenuti durante lo scavo stratigrafico nei sotterranei di Palazzo Vernazza c’è un grande bacino di marmo con una dedica del mercante Tito Memmio Cinyps Tiberino – lo stesso dell’iscrizione trovata nel XIX secolo nell’adiacente Chiesa di San Matteo – che attesta che a erigere il santuario fu proprio lui, questo ricco commerciante messape. Tra i manufatti più importanti ci sono anche un oscillum (disco votivo appeso tra le colonne) raffigurante Iside e Anubi, un sistro ( lo strumento di Iside, Dea della fertilità, della rinascita e delle arti), una situla e una statua di età augustea raffigurante Afrodite, assimilabile alla dea egizia.